Lo staff di Mesolcina Caccia consiglia per le vostre splendide giornate in montagna.
Il re dei camosci è un animale ormai stanco. Solitario e orgoglioso, da anni ha imposto al branco la sua supremazia. Forse è giunto il tempo che le sue corna si arrendano a quelle di un figlio più deciso. È novembre, tempo di duelli: è il tempo delle femmine. Dalla valle sale l’odore dell’uomo, dell’assassino di sua madre.
Anche l’uomo, quell’uomo, era in là negli anni, e gran parte della sua vita era passata a cacciare di frodo le bestie in montagna. E anche quell’uomo porta, impropriamente, il nome di ‟re dei camosci” per quanti ne ha uccisi. Possiede una Trecento magnum e una pallottola da undici grammi: non ha mai lasciato la bestia ferita, l’ha sempre abbattuta con un solo colpo. Erri De Luca spia l’imminenza dello scontro, di un duello che sembra contenere tutti i duelli.
La caccia che viene narrata da Rigoni Stern in questi quattordici racconti non è un hobby o uno sport, è una passione. È una lotta contro se stessi, contro la fame, la stanchezza, il sonno, il freddo, sapendo che bisogna essere giusti al momento giusto, perché alla base c'è un rapporto non tanto con l'animale, quanto con il selvatico, la preda. Eppure queste storie, attraverso un linguaggio lirico e allo stesso tempo semplice, non ci parlano solo di uomini in attesa e animali braccati, ma anche di silenzi più importanti delle parole, di verità che scottano come il fuoco, di valori incontestabili e solenni. Sono storie a volte commoventi a volte un po' barbare, ma la violenza non è mai gratuita, è inesorabilmente regolata dai meccanismi della natura. Perché il male, sembra ricordarci Rigoni Stern, è solo dell'uomo, quando dimentica o disprezza o distrugge gli equilibri della montagna e del bosco.
È scrittore di vicende venatorie non astratte e fantasiose bensì, nella maggior parte dei casi, personalmente vissute e sofferte nel corso della sua lunga e brillante carriera, che ama ricordare per i tanti eventi drammatici, per i lati piu allegri e “gagliardi”, e anche, perché no, frivoli. La fortuna, peraltro, ha voluto concedergli un’esistenza agiata di cui egli ha saputo godere appieno.
Adelio Ponce De Leon ha avuto la possibilità di conoscere e frequentare quasi tutti i grandi scrittori e cacciatori dell’Italia e dell’Europa del secolo scorso, stringendo con alcuni di loro solide amicizie. Anche perché, “Mitraglietta”, questo il suo simpatico e scherzoso nomignolo, è amante della compagnia, è ironico e autoironico. Con questo suo libro continua a sorprenderci: cinquanta racconti, tutti così vivaci, avvincenti e scintillanti che invitano a una immediata e appassionante lettura.